IL TEATRO ZAIRO
La realizzazione del Teatro Romano, lo Zairo, a Padova risale probabilmente al periodo 60-70 d.C.; sembra infatti che vi abbia recitato il poeta latino Trasea Peto. Dello stesso periodo è quello di Verona, che ha caratteristiche simili.
Nel 1077, in un documento, si legge il nome Zairo che, esaminato nella sua etimologia, potrebbe derivare da "Satiro", di origine dialettale, o da "Theatrum", di origine latina.
Nel 1775 furono ritrovati i resti del teatro, durante la sistemazione del Prato della Valle, che erano rimasti visibili per poi essere perduti dal XVI secolo. Una parte di questi resti affiorano tuttora durante le periodiche pulizie della canaletta dell'Isola Memmia.
In base ai rilievi effettuati sui resti del teatro, riportati alla luce durante lo scavo della canaletta, si effettuò una ricostruzione nel 1795, depositata presso la Biblioteca Civica di Padova (R.I.P. 1125), teorizzando che l'edificio, nel suo sviluppo totale, avesse un raggio di 125 piedi, quasi 40 metri. L'ipotesi, così definita, venne criticata e corretta nel 1823 definendo un raggio di 125 piedi, quasi 50 metri.
Anche considerando entrambe le ipotesi, una ricostruzione ideale definisce l'edificio come una struttura di dimensioni molto imponenti, se si considera che era collocato in un pianoro con le dovute difficoltà per la sistemazione della cavea.
Patavium aveva il centro dell'abitato urbano nell'ansa del Medoacus, ora Brenta, e all'epoca era abitata dai Paleoveneti, la cui provenienza ed origine è tuttora oggetto di analisi per gli storici. Questa popolazione si era insediata lungo le sponde del Medoacus e dell'Edrone, ora Bacchiglione.
Fin dalle sue origini la zona di collocazione dello Zairo è stata un importante accesso all'Urbs Patavium, dato che nelle sue vicinanze esistevano due Piste.
La collocazione strategica dello Zairo è stata dettata dal fatto che dal Prato della Valle si diramavano due Piste per il transito verso Roma e verso il mare Adriatico.
La Pista per Ateste (ora Este) partiva da via Roma, poi percorreva via Umberto I, il Prato della Valle a ponente, Corso Vittorio Emanuele II, la Mandria, Mezzavia, lungo Strada Battaglia, Este e poi verso Roma. La Pista per Adria, dalla Chiesa di San Daniele, in via Umberto I, attraversava il Prato della Valle, indicativamente lungo l'attuale asse maggiore dell'Isola Memmia, per poi continuare lungo via Fabrici d'Acqua Pendente e quindi in direzione di Casalserugo e Bovolenta.
Si narra che le pietre dell’antico teatro Zairo siano state utilizzate per edificare parte del ponte di Rialto a Venezia e per lla Basilica dei monaci benedettini di Santa Giustina che proprio su Prato della Valle si affaccia. E’ considerata una delle chiese più ampie al mondo: la sua lunghezza è infatti di 120 metri. Ai lati della scalinata di accesso, sono posizionati due antichi grifoni in marmo rosso. Tanto la facciata appare incompiuta e disadorna, tanto è sorprendentemente maestoso l’interno. Dal V secolo, la chiesa - originariamente costruita sulla tomba di S. Giustina Vergine e protomartire padovana - fu soggetta a numerose edificazioni e riedificazioni, a causa di terremoti e ampliamenti; la parte più antica e di valore è quella del sacello paleocristiano di San Prosdocimo. Oltre a Santa Giustina, conserva le reliquie di numerosi santi della Chiesa cattolica.
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